giovedì 23 maggio 2013

Penati prescritto a sua insaputa, tutto da ridere

Ogni giorno se ne raccontano di ogni. La migliore questa mattina la racconta Filippo Penati su Facebook ai suoi fan. Lo zoccolo duro democrat beve beve beve... lapalissiano ormai, se no strade e piazze sarebbero piene di tessere Pd stracciate. E Penati dimostra nelle sue giustificazioni di essere ben consapevole di questa "tragedia sociale".

Ecco tutto il testo della nota di Penati su Facebook:
 
ALCUNE SEMPLICI CONSIDERAZIONI:
Primo. sono onesto e lo dimostrerò con il processo.
Secondo. La prescrizione l'hanno chiesta i PM non io.
Terzo. Se non volessi dimostrare con il processo la mia innocenza, anziché oppormi e fare ricorso in Cassazione avrei potuto tranquillamente prendere la palla al balzo alla prima udienza di 10 giorni fa quando i PM hanno chiesto (loro non io) la prescrizione, accettandola.
 
Quarto. Se per alcuni media la mia opposizione non vale niente come mai Berlusconi non ha mai fatto ricorso in cassazione contro le sue tante prescrizioni?
 
Quinto. CONFERMO CIÒ CHE HO DETTO: "VOGLIO IL PROCESSO E CHIEDO ALLA CASSAZIONE DI ANNULLARE LA SENTENZA DI OGGI CHE IL TRIBUNALE NON POTEVA PRENDERE" ( non poteva prendere) [così nel testo]
 
Sesto io ho fatto tanti passi indietro. Io sono fuori dalla politica e mi sto difendendo NEL PROCESSO come un semplice cittadino (mentre c'è chi sfugge dal processo o chi, anche se sarà processato con accuse anche ben più gravi delle mie, rimane imperterrito nelle istituzioni e magari, come è successo a Formigoni, viene eletto alla presidenza della Commissione agricoltura del Senato con i voti determinanti del Pd.) e quindi non ho più un interesse pratico e personale. Nessuno pretende che un una persona senza cariche pubbliche arrivi a rifiutare la prescrizione . Io lo faccio e ricorro in Cassazione anche per rispetto dei miei ex elettori e dei partiti in cui ho militato. [e dire che bastava essere presente al processo o farsi trovare ieri telefonicamente dall'avvocato difensore (poveraccio), no?]


martedì 21 maggio 2013

Diritti Siae di Beppe Grillo

Sinceramente. Pensavo che a nessuno potesse venire in mente di imporre su un comizio il balzello Siae. Di coglionate se ne sentono tutti i giorni.  Giorgio Assumma, ex presidente Siae, spiegava seriamente (so che è incredibile, ma è Siae), all'agenzia Adnkronos a fine febbraio che ''in teoria anche un comizio politico potrebbe essere considerato un'opera d'ingegno'', aggiungendo che ''è un caso che non è mai stato sollevato ma potrebbe essere oggetto di valutazione da parte degli studiosi o della magistratura. Un'opera d'ingegno, infatti, non è solo musica, poesia o narrativa ma anche esposizione di idee e opinioni, purché eseguite con una forma espressiva che susciti reazioni estetiche''. Il sublime pervasivo, insomma. Questione di money. Non importa se il concetto sia vago da definire, o il giudizio sulle reazioni della folla arringata sia quanto meno arduo: squadracce fasciste che dopo un comizio distribuivano olio di ricino, per stare sul soft, a qualche dissidente, erano estetica pura? Futurismo? Esagerazione, dite?
È la stessa agenzia stampa che ci tranquillizza, aggiungendo: per il giurista in materia di proprietà letteraria e artistica, "Grillo, ad esempio, potrebbe dire: questo comizio non può essere riprodotto da altri nelle forme in cui lo attuo, senza il mio consenso". Ma "poiché il comizio è oggetto di una percezione pubblica da parte dei presenti - prosegue l'esperto - il diritto d'informazione dà la libertà di riprodurre il contenuto del comizio, o brani dello stesso, purché se ne indichi la paternità, di Grillo o di altro autore''.
Adnkronos aggiungeva ancora che alla Siae Grillo è iscritto dal 1977: "il leader del Movimento 5 Stelle è nella categoria autore Dor (drammaturgia, operetta e radiotelevisione) della Società italiana degli autori ed editori. Nel 2007 era nella fascia d, quella comprendente autori che guadagnavano tra gli 80 e i 200.000 euro annui. Negli ultimi anni, con l'impegno in politica, ha smesso di fare spettacoli pubblici e ora le sue royalty sono legate a vecchie produzioni".
Secondo l'ex presidente Siae, Grillo non deve pagare corrispettivi per i comizi che tiene, in quanto sono catalogati come eventi politici. Sarà così?
Già un articolo del 23 maggio 2012 su Il Secolo XIX dava notizia che il M5S di Genova, pubblicando il proprio bilancio sul blog di Grillo, aveva evidenziato 255 euro pagati alla Siae per il comizio-show del comico genovese del 15 aprile di quell'anno in piazza San Lorenzo. Oggi su Facebook, Andrea Ferrari, pd affidabile che era nella giunta lodigiana di Guerini, ha scritto: "La cosa che ho scoperto questa mattina mi ha lasciato davvero allibito: gli organizzatori (M5S) hanno pagato € 270 di SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) per i diritti di Beppe Grillo per il comizio/spettacolo di oggi pomeriggio.  Cioè soldi che alla fine torneranno a Grillo in quanto autore dei testi...". Ferrari, poi si chiede, se tanto dà tanto, quanto di balzello Siae sia stato pagato dagli organizzatori per il comizio spettacolo di Roma che ha chiuso la campagna elettorale.
Movimento 5 Stelle, insomma, o Movimento 5 Siae? Curioso il manifesto pubblicato dai 5 Stelle valdostani lo scorso anno:

L'orrore del fiero moralismo della sinistra italiana

Fulvio Abbate si chiede nel video se non suscita orrore il fiero moralismo della sinistra italiana dichiarando la propria pena provata per il fatto che i militanti di SEL, il partito del retore Nichi Vendola, non si siano dissociati e non si dissocino dalla Boldrini e dalla sua volontà di controllo poliziesco del web.